Come lavorare produttivamente

Un vecchio luogo comune dice che il lavoro nobilita l’uomo e questo viene interpretato a seconda delle chiavi di lettura che si utilizzano ma, lasciando da parte questo concetto per aprirne un altro, è possibile lavorare produttivamente? E se si, come?

Lontani i tempi narrati della celebre pellicola ‘la classe operaia va in paradiso’, il nostro presente è sempre più proiettato verso un futuro che si raggiunge a grande velocità tanto che ciò che oggi è valido, domani potrebbe risultare sorpassato.

Se domandassimo alla gente quali sono le caratteristiche per lavorare produttivamente, si sentiremmo rispondere che è necessario sfruttare la propria intelligenza, aver fatto gli studi con successo, avere esperienze lavorative ben marcate e anche avere una buona dose di fortuna.

Ma al di là di queste dinamiche e rientrando sul tema, possiamo lavorare produttivamente attraverso quella che viene definita intelligenza emotiva.

Questa forma intellettiva si basa su due elementi ben precisi che sono: una competenza personale che è la nostra forma di autocontrollo; e una competenza relazionale che è il fulcro della nostra capacità di interagire con gli altri.

La produttività si può raggiungere tenendo presente costantemente alcuni fattori come il saper motivare se stessi ponendosi degli obiettivi da raggiungere in determinati tempi; saper gestire i propri impulsi e rimanere razionali; assumere un atteggiamento sempre positivo controllando il proprio stato d’animo per renderlo refrattario agli insuccessi e alle delusioni.

Essere consapevoli delle proprie capacità e fare leva su di queste, rappresenta il necessario alimento per l’autostima che deve agire da input a tutti i target che ci vogliamo prefissare.

Questo appare di facile realizzazione quando si ha la fortuna di lavorare all’interno di un settore che ci piace e per il quale siamo portati, ma dove tutto ciò fosse invertito? Se siamo costretti a fare un lavoro che non ci piace, è possibile comunque lavorare produttivamente?

Si, ed è tutta una questione che si basa su una sorta di training autogeno attraverso il quale fissare delle motivazioni che consentono di affrontare sempre e comunque, positivamente l’esecuzione dei propri compiti lavorativi.

In questo caso occorre sfruttare la consapevolezza delle proprie capacità dopo aver effettuato un’autovalutazione delle proprie risorse e di averle plasmate proprio su quel lavoro che non si sente proprio ma che la nostra padronanza di noi stessi, generando l’autocontrollo, ci permette di accettare e di eseguirlo nel migliore dei modi. Consapevolezza e padronanza sono spesso celate nelle pieghe dell’insoddisfazione di essere costretti di operare in un campo lavorativo a noi lontano a livello di preferenza, ma è fondamentale ribaltare questa negatività per arrivare a conquistare intransigenza, rigore e razionalità che sono qualità da riversare in ambito lavorativo. Per trovare lo stimolo che da adito a questa rivoluzione interiore non è cosa facile ma possibile e tutto origina dalle motivazioni che si assegnano a tale scopo.

Diamo per scontato il fatto che si stia lavorando per terze persone e non per se stessi in quanto, una propria attività già di suo motiva il desiderio di essere produttivi al massimo, per godere di tutti i vantaggi che possono essere tratti dall’avere una propria fonte economica sulla quale dedicare tutto se stessi.